Vorresti diventare fotografo/a ma sei alle prime armi nel mondo della fotografia?
Allora questo post sull’ABC della fotografia fa per te.
In questo post ti dirò tutto ciò che hai bisogno di sapere se sei proprio alle prime armi.
Allora ti va di seguire questi consigli per entrare nel mondo della fotografia?
Cominciamo dall’inizio.
La fotografia è un’attività come tante altre e pertanto ha bisogno di mezzi di lavoro e competenze. Come per un pilota è fondamentale l’auto che guida e per un calciatore gli scarpini che indossa, così per un fotografo è fondamentale la fotocamera.
Ci sono molti tipi di fotocamere diverse, ma non ti parlerò di tutti i tipi per non creare confusione. Per iniziare con la fotografia oggi va benissimo cominciare con uno smartphone.
Sì, hai capito bene.
Per farsi un’idea della Composizione, dell’equilibrio, delle Luci e di quali sono i problemi che dobbiamo affrontare per creare una fotografia di qualità, lo smartphone va benissimo. Vedere se ciò che sto inquadrando è interessante, se il soggetto è troppo spostato da una parte, ecc…
si vede meglio sullo schermo di un telefono che sulla fotocamera!
Per cui ti consiglio di cominciare ad esercitarti (nei passaggi che andrò a illustrarti nei prossimi paragrafi) col tuo smartphone, prima di spendere denaro per acquistare una fotocamera.
Come si fa una buona fotografia?
A. Una buona fotografia parte sempre da una buona Composizione.
Cos’è la composizione?
È il modo in cui occupano lo spazio della foto i soggetti e gli oggetti fotografati. Immagina il classico formato di una foto: il rettangolo orizzontale. Mettiamo che io debba fotografare una persona a figura intera dentro ad un paesaggio. Posso tenere la persona in fondo a destra, quasi in fondo a sinistra, al centro. In ogni spazio del rettangolo in cui la metto, cambia la sensazione che trasmetto. Quindi scegliere dove mettere i soggetti è fondamentale. Voglio dargli importanza? Lo metto al centro. Voglio che resti periferica? La allontano dal centro. Mettiamo adesso che lo sfondo sia dominato da una montagna. Per esigenze ambientali, ho bisogno di tenere la vetta della montagna a sinistra della foto. Se andrò a mettere anche la persona a sinistra, molto probabilmente la foto sarà troppo sbilanciata a sinistra e la Composizione della foto sarà sbagliata. Per il mio gusto, adoro le composizioni equilibrate. Dove Dimensioni, Posizione, Colore dei singoli soggetti presenti nella foto si bilanciano. Soggetti della foto possono essere: la persona, la montagna, due cipressi, una casa. Oggetti sono tutti quegli elementi che compongono il contesto in cui si muovono i soggetti e che non emergono. Tutto ciò che potremmo chiamare ‘sfondo’, anche se si trova in primo piano, magari sfocato. (Possono essere anche persone ecc.)
Se si guarda la foto che segue, la presenza della ragazza con l’ombrello in basso a destra, bilancia i due cipressi in alto a sinistra, creando l’equilibrio tra soggetti che si traduce in un senso di pace e armonia.
Per fare una buona foto è necessario saper individuare, all’interno della scena da fotografare, il Soggetto interessante. Se non c’è, pensare a cosa potrebbe esserlo e inserirlo in scena.
Osserviamo questa seconda foto di ragazza con l’ombrello. Ero passato davanti a questo campo vuoto. Mi era piaciuto, avevo pensato che potesse essere un ottimo sfondo (quindi un Oggetto, non un Soggetto) ma appunto mancava il soggetto. Ci sono tornato un paio di giorni più tardi con la ragazza che, in questo modo, dava tutto un altro significato e un altro valore alla scena e quindi alla foto.
Quindi possiamo dire che: senza un Soggetto interessante, non si avrà mai una foto interessante.
Alcune volte il soggetto è presente e basta saper guardare ciò che abbiamo davanti. È il caso della foto seguente.
Fino a questo punto dunque abbiamo affrontato lo Scheletro della foto, cioè la Composizione. Il prossimo passo sarà parlare della Luce e del Colore, ma prima, arrivati ad avere un’idea di come comporre le immagini, potrebbe essere giusto considerare l’acquisto di una fotocamera.
Acquisto della Fotocamera
Per l’acquisto di una fotocamera prenderei in considerazione fotocamere di formato APS-C o Full Frame. Le secondo sono più grandi e pesanti e più costose. Cambia la dimensione del sensore e tutto quello che ne consegue in termini di caratteristiche e qualità.
Se sei alle prime armi una APS-C è perfetta!
Di seguito ti metto una tabella semplice e non esaustiva dei modelli che mi piacciono e che ti consiglio.
Al momento uso una Sony A7R II.
Brand | Modello | Sensore | Consiglio |
---|---|---|---|
Canon | 750D, 850D | APS-C | + |
Sony | 6000L, 6100L, 6400.. | APS-C | + |
Fuji | XS-10 | APS-C | + |
Fuji | X-T20, X-T30 | APS-C | + |
Canon | R6 | Full Frame | ++ |
Sony | A7 (serie) | Full Frame | ++/+++ |
Canon | 5D Mark II (used) | Full Frame | ++ |
Acquisto dell’Obiettivo
Spesso vengono venduti in kit con le fotocamere entry level. All’inizio prenderei una delle lenti vendute nel kit scontato con la fotocamera. In generale, se devo dare un consiglio seguendo i miei gusti, le focali che mi trovo ad usare di più sono: 16, 24, 35, 70, 200 (su Full Frame; per gli equivalenti su APS-C, le lunghezze vanno divise per circa 1.5)
Termini nel menù della Fotocamera. Ci serviranno più avanti.
ISO. È il valore di amplificazione del segnale luminoso. Praticamente più alto è il valore e più la fotocamera riesce a vedere quando la luce scarseggia.
Velocità dell’OTTURATORE (Shutter Speed). È il tempo durante il quale il sensore riceve la luce dall’ambiente. Va da sé che più sta aperto, più luce vede e viceversa. Ovviamente se sta molto aperto, per esempio mezzo secondo (1/2), riceve luce per tutto quel tempo. Ciò comporta che se sto fotografando un cavallo al galoppo, registra la luce emessa da quel corpo per tutto il mezzo secondo. Cosa succede quindi? Che vedrò il cavallo deformato simile ad una macchia sfocata che copre tutto il rettangolo della fotografia.
Riassumendo: Se fotografo soggetti in movimento, meno sta aperto, meglio è. Di notte, più sta aperto più si vede. Usato anche per effetti come la fotografia ai corsi d’acqua: se sta molto aperto (es. 4 secondi) riprende un flusso continuo del fluido.
DIAFRAMMA ( f ). Dentro a ogni obiettivo c’è una ‘valvola’ di forma circolare che si apre o si chiude. Più si apre, più luce fa passare, più si chiude meno luce fa passare. Ha anche un’altra caratteristica che incide pesantemente sulle fotografie.
Avete visto quelle immagini (Come quella che segue) dove il volto di una persona in primo piano è a fuoco e lo sfondo resta sfocato? Ecco, sono foto scattate con diaframma aperto. Il diaframma si misura con numeri che vanno (di solito) da 1.2, 1.4, 1.8, 2.0, 2.2, 2.4, 2.8, 4, 5.6, 7.1, 8.0… fino a 22. (Molti obiettivi low cost partono da 3.5 o anche da 4.5 in su)
Più basso è il numero, più aperto è il diaframma, più luce entra, minore è la profondità di spazio all’interno della quale si mantiene la messa a fuoco.
WB. C’è una voce nelle impostazioni che di solito viene indicata con la sigla WB (White Balance). Si chiama Bilanciamento del bianco. Non sto a spiegarti nel dettaglio cosa sia, ti dico soltanto che in pratica se il numero tende verso il basso (2500K) l’immagine avrà colori più freddi, e se tende verso l’alto (8000K) colori più caldi. Sposta questo valore prima di scattare, dopo aver controllato dov’è che rende i colori più somiglianti a quello che vedi.
(Per poter variare il valore, dobbiamo impostare WB in manuale. Di default è automatico, oppure è possibile scegliere valori predefiniti come Nuvoloso, Luce Diurna, Luce al Neon, ecc)
PS. se decidi di scattare in RAW (vedi nei prossimi paragrafi) puoi lasciar perdere questo parametro e decidere tutto dopo, con calma, quando sei al pc.
B. Una buona fotografia passa sempre attraverso la scelta della Luce adatta.
Sbagliare la luce in una foto è un po’ come scegliere di andare al mare in un giorno di pioggia. (Lo so che qualcuno penserà: a me piace il mare sotto alla pioggia, ma questo è un esempio e credo che renda l’idea)
Questa foto è l’esempio di ciò che sto dicendo: quel campo senza quei nuvoloni densi e senza la luce forte e calda del tardo pomeriggio che taglia dalla sinistra dell’immagine (più o meno a metà altezza della foto) avrebbe restituito una foto insignificante e noiosa mentre con la luce adatta la foto cattura l’occhio.
Come faccio a trovare la luce adatta?
Sono sincero: spesso è fortuna, almeno all’inizio, poi si impara a conoscere i luoghi e sapere quando danno il meglio di sé per i colori. Lo stesso però vale se si sta fotografando una persona o un’auto, anche al chiuso: la luce è fondamentale per la forza comunicativa della foto. Non parlerò di luce artificiale perché è un argomento più avanzato e più tecnico.
Ho trovato un luogo meraviglioso, con una luce meravigliosa, ma la foto è venuta brutta. Cosa ho sbagliato?
Spesso arrivati a questo punto viene fuori questa domanda. Sei stata/o attenta/o alla giusta composizione, alla giusta luce, ma la foto è venuta male?
Può dipendere da più fattori.
Il primo: la fotocamera.
I sensori delle fotocamere non riescono a vedere bene come l’occhio umano; non vedono le tonalità di luce di alba e tramonto dello stesso esatto colore con cui le vede il nostro occhio. Vicino alle luci più chiare tagliano ogni tipo di informazione e quindi l’immagine chiara diventa ‘bianca di netto’, come se ci fosse un buco. Ma accade anche che i colori scuri vengano tagliati e certe zone, soprattutto se fotografate in controluce al tramonto, diventano un buco nero dove non si vede niente.
Il secondo: l’esperienza.
Afferrati i concetti base, è coll’esperienza, scattando oggi, domani e dopo domani (e riguardando attentamente gli scatti) che impariamo a gestire tutto (composizione, luci, colori…)
Il terzo: qual è il soggetto?
Sicuro che prima di premere il pulsante di scatto, hai individuato il Soggetto interessante in uno sfondo coerente?
Una delle grandi difficoltà è la foto ai panorami. Grandi cieli meravigliosi, campagna estesa in basso… Bello, bello dal vero, uno schifo in foto. Perché?
Semplice: perché non riusciamo a trovare un soggetto che, quasi sempre, è assente. Eppure quel paesaggio è così bello!, dirà qualcuno. È vero. Domandiamoci allora perché certi paesaggi ci piacciono. Domandiamoci cosa c’è di bello in quel paesaggio.
Spesso la risposta sarà: tutto. E qui sta il problema.
Quel Tutto che ci fa vedere come meraviglioso un paesaggio è Troppo per la fotocamera. Quel tutto esce dal puro Visibile e permea l’Invisibile: la sensazione di essere lì in quel momento, la storia che ci ha portati ad essere lì in quel momento, la compagnia o la solitudine che abbiamo in quel momento… torna utile una frase del pittore Matisse:
“Entrai in una piccola stanza dove c’era una tavola apparecchiata con una tovaglia rossa. Dipinsi quella stanza così com’era e non replicava minimamente la sensazione che avevo provato entrando. Per avere quella stessa sensazione ho dovuto rifare il dipinto, estendendo il rosso non solo alla tovaglia ma anche alle pareti”.
Questo perché le sensazioni ottimali, provate sul momento in cui viviamo qualcosa che ci piace, sono estremamente amplificate dalla mente e non basta più l’immagine del visibile per esprimere la nostra sensazione. Per rendere giustizia alla sensazione che abbiamo, dobbiamo andare oltre la replica fedele ma fredda dalla realtà. Ti spiegherò più avanti come possiamo fare. E possiamo farlo alla grande. Solo che… aspetta, non voler correre!
Volevo farti notare una cosa. Ho scritto che la persona che si trova davanti ad uno spettacolo della natura, ha un motivo, un percorso che l’ha portata lì. In qualche modo ‘una storia’. Faccio un esempio: sto uscendo dal lavoro e prima di salire in macchina, mi fermo nel parcheggio che dà sulla città o sulla campagna circostante. C’è un tramonto meraviglioso. Perché fotografare solo il tramonto e non tutta la storia? Il tramonto soltanto è il capitolo più significativo, ma da solo non può trasmettere la sensazione che hai provato. Una sequenza di 5 foto: la mattina, dalla finestra di camera, una giornata grigia. La scrivania caotica sul luogo di lavoro. Il sole che esce dalle nuvole fuori dal negozio. Il parcheggio col tramonto. E poi un taglio più ravvicinato del tramonto e basta. Ecco questa routine banale e questo modo di intendere la fotografia è quello che oggi chiamiamo Storytelling. Certo è che così anche una foto fatta male rende molto meglio certe sensazioni.
Tutto molto bello, ma come faccio a far sì che il tramonto che ho visto sia bello come l’ho visto?
Comincia correggendo ciò che la fotocamera ha visto. Mettiamoci in testa una cosa: quello che la fotocamera vede non è la realtà. Non è oggettivo. È solo la taratura del colore, soggettiva, fatta dai tecnici della casa produttrice di quella fotocamera. Per questo Sony, Canon, Nikon, Lumix, Fuji, ecc. danno tutte colori diversi, anche di molto, tra di loro.
Come faccio a correggere ciò che la fotocamera vede?
1. Evitare di scattare in Automatico.
Impostare la fotocamera a seconda del tipo di foto che devo fare. Evita anche, all’inizio, di usare la modalità completamente Manuale.
Ti lascio qualche consiglio sulle impostazioni:
Per foto di Paesaggio di giorno imposta la modalità Priorità di diaframma. Imposta il diaframma tra f/8-13, usa 100 – 200 ISO e lascia che la velocità dell’otturatore venga stabilita in automatico.
Per Ritratti apri tutto il diaframma e fai attenzione che la velocità dell’otturatore sia un valore piccolo, da 1/50 almeno in giù.
Per fotografare un Animale in movimento scegli la modalità Priorità di tempi. Imposta la velocità dell’otturatore tra 1/400 fino a 1/2000 (tigre che corre?); lascia che il diaframma e le ISO siano gestite in automatico.
Per le foto in Notturna, alza le ISO a 3200-12800, tieni la velocità dell’otturatore di un valore inferiore a 1/15. Vedrai che il diaframma si aprirà il più possibile.
2. Scatta foto nel formato RAW
Hai mai sentito parlare della differenza tra Jpeg e Raw?
Ti spiego sinteticamente cosa sono e quali sono le differenze. Sono due formati in cui vengono salvate le foto scattate dalla fotocamera. Il Jpeg è un file compresso dove tutti i dati impostati nella fotocamera (AWB, ISO, Tinta, Esposizione, Contrasto, Saturazione…) vengono applicati alla foto. Quei valori non possono essere più modificati in un secondo momento.
Nulla vieta di prendere una foto Jpeg, caricarla su Photoshop e cambiare saturazione, contrasto, ecc, è vero. Ma c’è una differenza tra cambiarlo DOPO aver scattato rispetto a farlo PRIMA di scattare:
mentre aggiustare questi parametri nel menu della fotocamera prima di scattare assicurerà che ciascuno di quei parametri (vitali per la qualità della foto) vengano applicati ai dati non compressi che il sensore riceve, applicarli su Photoshop in un secondo momento permette di agire soltanto sul file Jpeg compresso.
Per farti un esempio: Nel primo caso è come avere una stoffa e modellarci sopra il vestito che vogliamo e nel secondo caso è come avere una maglietta e tagliarla e ricucirla per farla calzare a una persona dalla corporatura diversa da quella per cui era stata fatta. Ovviamente la minore qualità si vede.
E questo cosa c’entra con i Raw e i Jpeg?
Le foto Raw sono file salvati senza comprimere i dati ricevuti dal sensore. La fotocamera salva tutto quello che il sensore sta vedendo in quel momento. E il sensore in quel momento può vedere a 100 ISO o a 3200; con un AWB a 3200K o a 6500K; con un alto livello di saturazione o senza colore, molto contrasto o poco.
Praticamente selezionando dal menù della fotocamera il formato RAW (prima di scattare!) otteniamo delle foto che ogni volta che vengono aperte su un software adatto (Adobe Lightroom, per esempio) permettono di replicare la situazione iniziale in cui ci troviamo davanti al soggetto da fotografare e dobbiamo scegliere i singoli valori. Usare il formato RAW ci permettere di poter rimandare la scelta di quei parametri a un secondo momento: quando sono al pc, con calma e comodo. Mentre sul momento posso permettermi di fare attenzione alla composizione e al soggetto.
N.B. Le foto salvate in formato Raw devono essere aperte su pc, editate e salvate prima di poter essere usate sul web!
C. Qui entra in gioco l’Editing o Post Produzione della Foto.
Un aneddoto. Qualche tempo fa sono stato nel Wadi Rum, il deserto giordano vicino a Petra. Una mattina mi sono alzato prima dell’alba per fotografare il sole sorgere sul deserto. La tonalità della luce che colorava il cielo aveva un rosso arancio morbido che la fotocamera vedeva come giallo caldo: erano due colori differenti. Ma una volta Sviluppati i file file Raw sul pc sono stato in grado di recuperare i colori che avevo visto.
Perché ho detto Sviluppare i file Raw?
Perché avere una foto Raw è come avere un rullino, mentre un Jpeg è come avere una foto stampata. Quando i vecchi fotografi andavano a sviluppare la pellicola usando sostanze chimiche che, reagendo con quelle di cui è imbevuta la pellicola (che a loro volta avevano avuto una prima reazione quando erano state colpite dalla luce), sviluppano i colori che poi vediamo nelle stampe. Usando certe quantità di reagenti, tempi diversi concessi alle reazioni chimiche, ecc, era possibile cambiare la resa dei colori della pellicola. Il concetto è molto simile.
Adobe Lightroom (o simile) è la base per avere l’immagine che voglio.
Adobe Lightroom è un’applicazione che, una volta aperta, presenta una finestra divisa in 3 colonne.
In alto c’è un menù, come nei siti internet, dove c’è scritto “Libreria”, “Sviluppo”, ecc. Cliccando su “Libreria”, la colonna a sinistra ci permette di scegliere la cartella che contiene le foto su cui lavorare; nella grande colonna centrale vediamo le foto presenti nella cartella selezionata, e quella a destra non ci interessa.
Selezioniamo la cartella giusta, poi andiamo nel menù sopra alle colonne e clicchiamo su “Sviluppo”.
A questo punto nella colonna di sinistra ci saranno dei “Preset” per lo sviluppo delle foto; al centro, in grande, una delle foto che vogliamo sistemare e, a destra, c’è la colonna con i parametri su cui intervenire.
N.B. Lightroom permette lo sviluppo sia dei file Raw che dei Jpeg. Soltanto che mentre lavorare sui Jpeg è come dare forma ad una pagnotta già abbastanza cotta, lavorare sui Raw è come dare forma all’impasto prima di cuocerlo.
Non sto adesso a spiegarti tutti i parametri di Lightroom che troverai sulla destra: dopo qualche giorno ti saranno perfettamente familiari. Basta muoverlo ciascuno – di poco! – per vedere come ognuno influisce sulla foto.
Tra quelli ci sono: l’esposizione, il contrasto la saturazione e la vividezza (mentre la prima riguarda la carica dei colori già saturi, la vividezza riguarda la saturazione dei colori che in quella foto sono poco saturi).
L’esposizione, semplificando, cambia il valore ISO che potevi decidere prima di scattare. Il bilanciamento del bianco sostituisce AWB, ecc.
Ok, ho capito. Ma ancora non riesco ad avere la foto che voglio.
Se trovi delle difficoltà nello sviluppo delle tue foto, se i risultati non ti soddisfano, puoi sempre dare un’occhiata ai 32 Preset per Lightroom che ho progettato per sistemare le mie foto in modo tale da velocizzarne lo sviluppo, per non dover sistemare ogni foto da zero.
Una volta importati i Preset dentro all’applicazione, funzionano come i filtri di Instagram: un click e la foto è sistemata.
E se non sono ancora soddisfatto perché i toni che avevo visto dal vero erano un po’ differenti?
Nessun problema! I parametri della colonna di destra restano sempre modificabili facilmente! Vuoi un po’ più di rosso anziché giallo? Fai scorrere lo slider verso il rosso. Quel blu è troppo violaceo, lo vorresti un po’ più acqua marina? Fai scorrere lo slider del blu verso il verde. E il gioco è fatto!
Ti piace un po’ meno contrasto? C’è lo slider del contrasto, fallo scorrere a sinistra di 7 o 8 punti…
Arrivati qua, dopo è tutto più semplice.
P.S. Se arrivato a questo punto pensi di aver bisogno di sapere di più/chiarire alcuni aspetti/farmi delle domande/procedere ad un livello avanzato, puoi dare un’occhiata al servizio di Lezioni Private che ho appena introdotto.
Fammi sapere se questa guida base per diventare fotografo ti è servita!